Non è più successo. Ed è molto difficile che succeda ancora. Nel mondo delle statistiche e delle probabilità l’evento che andremo a descrivere si chiama “singolarità”. Stiamo parlando dell’unica partita della Serie A italiana terminata con 12 reti all’attivo, stiamo parlandodel leggendario Milan-Atalanta 9-3 del 15 ottobre 1972… Campionato 1972-73
quindi. In una Serie A grondante di nomi altisonanti quali Rivera, Riva, Mazzola, Boninsegna, Bettega si gioca maluccio, le piccole squadre sembrano costruite apposta per conquistare un agognato pareggio, possibilmente uno squallido 0-0. Campione uscente è la giovane Juventus di Boniperti e la nuova stagione appena nata è all’insegna dell’equilibrio se pensiamo che dopo due giornate nessuna squadra è a punteggio pieno. Il Milan di Rocco ha vinto la prima in casa con il Palermo per 4-0 e pareggiato 0-0 a Terni. L’Atalanta di Corsini ha la porta di Pianta inviolata addirittura da sette partite: un’amichevole, quattro di Coppa Italia (contro Roma, Como, Mantova e Reggina) e due di Campionato contro Cagliari e Napoli. Sono pochi i segnali che si possa scatenare una grandinata su San Siro nel torpore di quel luminoso pomeriggio di inizio autunno. E invece… Com’è che si è arrivati al 9-3 da pallottoliere ? Com’è che una squadra di Serie A riesce a prendere 9 goals ? E com’è che il Milan, ad un certo punto (diciamo sul 4-1) non ha tirato i remi in barca, vivendo di rendita, secondo i dettami del calcio all’italiana ? Forse una spiegazione psicologica non esiste. Non resta che tentare una spiegazione tecnica: l’Atalanta sbaglia innanzitutto l’impostazione tattica a centro-campo, sacrificando uno spento Carelli alla guardia di Rivera e ponendo un libero aggiunto davanti a Savoia che doveva attendere il capitano milanista in seconda battuta. Ne scaturisce un pastrocchio indescrivibile che finisce per mettere le ali ai piedi proprio a colui che s’intendeva neutralizzare, e cioè Rivera, in grandissima giornata. Ogni volta che il centrocampo bergamasco perdeva palla, immediatamente l'”abatino” accendeva la lampadina di un possibile gol. E poi le gravi manchevolezze anche dei singoli difensori: da Vianello che cerca il duello rude con Prati perdendolo quasi regolarmente, a Maggioni ubriacato dalla verve di Chiarugi; da Divina (uno dei meno peggio) portato a spasso dall’intelligente Bigon, al libero Savoia (a corto di preparazione dopo un lungo infortunio) praticamente assente dai punti-chiave dell’area di rigore. Poi c’è il dramma di Pianta, un portiere che non subiva goals da 7 partite… Dopo il settimo dispiacere, Corsini lo toglierà per mandare in campo Marcello Grassi a “divertirsi” con lo scatenato attacco del Milan. Altre cosette da Helzapoppin: l’Atalanta soccombe per 9-3 e “vince” nel bollettino dei calci d’angolo. Inoltre, per restare in quest’amena “regola del nove”, c’è da aggiungere pure che l’Atalanta schiera praticamente nove difensori (le eccezioni sono l’ala Vernacchia e Ghio).
da “Storie di calcio” grandi sfide – fonte Internet