A seguito dell’invasione sovietica in Afghanistan, parecchie nazioni boicottano le Olimpiadi di Mosca.
L’Italia decide di parteciparvi ed alla fine otterrà 8 medaglie d’oro, 3 d’argento e 4 di bronzo.
Tra gli atleti italiani più rappresentativi, spicca il nome di Pietro Mennea, tra i favoriti della vigilia.
Il barlettano delude nei 100 metri dove viene eliminato in semifinale ma il suo orgoglio ferito esplode nei 200 metri, una disciplina a lui più congeniale e, tra l’altro, tra le più suggestive ed attese della competizione.
Dopo aver dominato batteria, quarti di finale e semifinale, in finale Pietro Mennea sembra battuto a 20 metri dal traguardo ma poi avvia un rabbioso recupero sullo scozzese Wells battendolo nettamente e riscattando la sconfitta subìta sui 100.
DOPO IL MONDIALE A CITTA’ DEL MESSICO IERI MENNEA HA
FINALMENTE VINTO UN’OLIMPIADE
PIETRO IL GRANDE, ZAR DI TUTTI I 200
L’azzurro, con un irresistibile sprint finale, ha battuto Wells e Quarrie – Primato europeo del tedesco Dombrowsky nel lungo (8,54) – In semifinale la Dorio nei 1500 – L’Atletica oggi riposa – Delusione italiana nel ciclismo su strada – Successo dei pallanotisti – L’Italia (finalista nella sciabola) rinunzia al torneo di spada a squadre – Bassi risultati nella lotta libera
Ha vinto, ha vinto, ha vinto, dopo aver perso
Dal nostro inviato
(da “IL MATTINO” del 29 luglio 1980)
Articolo di Giuseppe Pacileo
MOSCA. Pietro il grande, zar di tutti i 200, ha vinto, ha vinto ! Ha vinto dopo aver perso, così pareva, lo spasmodico duello con Wells, ingaggiato fin dalla partenza, e nella curva da cui sono usciti come forsennati, in guerra anche con la forza centrifuga, spalla a spalla, corsie sette e otto. A venti metri dalla fine sembrava spacciato. Ha gettato la bazza oltre il filo di lana e la sua falcata finalmente di bel nuovo serra l’ha spuntata sulla potenza dello scozzese. Fuori combattimento in questa gran finale dei 200, due polacchi, due cubani, un tedesco, un giamaicano.
Anche a leggere i tempi, risulta che in corsa sono stati soltanto loro due: 20″ e 19 dell’italiano primatista mondiale, 20″ e 21 dell’ingegnere GBR, nemico degli starting blocks; sono lontanissimi Quarrie col suo 20″ e 29, e soprattutto Leonard con quei 30 decimi che pesano sulla sua delusione. Ma ai Giochi c’è spazio per la delusione di chiunque. C’è anche la possibilità di grande rivincita, come proprio iersera ha dimostrato Pietro Paolo Mennea, terzo oro (in ordine di tempo) della nostra Atletica a queste Olimpiadi, quinto dell’Italia sportiva. Che oramai si sentirà sepolta nell’abbondanza. Non avesse sofferto la “crisi dei 100″, non costituissero le Olimpiadi una prova nella quale occorre tirar fuori il carattere oltre alla classe, potremmo “sparare” che la vittoria di Mennea era scontata: aggiungendo magari che un campione come lui, e come lui tutto dedito all’agonismo sportivo ad altissimo livello, coccolato, superpagato, aveva il dovere di farcela. E invece – così incide la debolezza umana, così i nostri complessi nazionali nell’agone sportivo – tutti i vantaggi e i privilegi di cui Pietro Paolo gode potevano in fondo più facilmente ritorcersi contro di lui che non aiutarlo. E ne abbiamo avuto la prova. Avesse perso, quante se ne sarebbero dette sul suo conto ! Quante ne avremmo scritte, indignati oppure compassionevoli che fossimo ! Resurrezione azzannata: si è vinto, ha vinto. Torna a fare la coppia regale con Sara Simeoni, la più bella accoppiata che l’atletismo italiano abbia mai espresso nella pur lunga storia delle Olimpiadi. Una vicenda indimenticabile, tanto più perchè sofferta. Chissà quando mai accadrà ancora che per una, due tre volte sul podio più alto, quello al quale conduce il ditino alzato del comm.dott.Prof. Pietro Mennea, riusciranno a salire degli atleti italiani, e di tal livello tecnico agonistico !
Importante è comunque che tali vittorie riescano ad agire attraverso l’entusiasmo e lo spirito di emulazione – come vuole la loro stessa funzione – per spingere finalmente avanti lo sport di tutti nel paese nostro di cui per la quinta volta non ascoltiamo il pur conquistato inno, di cui vediamo le bandiere soltanto tra il pubblico, sui gruppi dei connazionali accorsi tutti qui, gonfi di una speranza che ha trovato il premio; gli italiani che da iersera, e oggi e domani gireranno per Mosca orgogliosi d’essere italiani perchè Pietro Paolo Mennea ha finalmente conquistato la gloria che gli mancava, quella olimpica, nella gara più classica di tutti i giochi. Magari egli ha esagerato parecchio, dopo, con le dichiarazioni magniloquenti, il volto teso, gli occhi spiritati. Ma bisogna anche capirlo. Finalmente egli era diventato Corebo, successore del primo vincitore, anno 776 a.C. Adesso che ci ripenso, mi sono lasciato andare anch’io ad eccessi di nazionalismo. Il lettore caritatevole comprenderà.