Dopo un lungo interrogatorio nella caserma dei carabinieri di Stresa, Luigi Nerini, gestore della funivia, Enrico Perocchio, direttore dell’esercizio, e Gabriele Tadini, capo servizio, lo hanno ammesso e sono stati arrestati con l’accusa di omicidio colposo plurimo, disastro colposo e rimozione degli strumenti atti a prevenire gli infortuni, aggravata dal disastro e lesioni gravissime.
In pratica, il famigerato “forchettone rosso” – ovvero ” il divaricatore che separava le ganasce dei freni affinchè non si attivassero, rinvenuto tra i resti della cabina della funivia – non era stato dimenticato inserito ma era stato lasciato lì appositamente per aggirare un’anomalìa ai freni..”.
Non si è trattato, dunque, di un errore umano ma di una scelta consapevole che ha mietuto 14 vittime.
Una tragedia che si poteva evitare se l’avidità non avesse prevalso sul valore incommensurabile della vita umana…
Intanto, Eitan, il bambino di 5 anni sopravvissuto alla strage, ha riaperto gli occhi trovandosi di fronte la zia. Non troverà mai più, però, i genitori e la sorellina che esseri crudeli gli hanno portato via per il vile denaro…
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