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Letteratura Universale

TOP SANNIO – Lorenzo Vessichelli, autore sottovalutato ed emarginato – Nei suoi versi espresse il malessere dell’uomo nella societa’ dell’apparire –

Da qualche settimana, con piu’ frequenza che nel passato, la televisione ci bombarda con la divulgazione di fatti di cronaca che evidenziano la recrudescenza di comportamenti umani caratterizzati da violenze, sopraffazioni, atteggiamenti incontrollabili al limite della follia.
Qualcuno spiega trattarsi di conseguenze nevrotiche dovute agli effetti del “covid”.
Il mezzo televisivo, con la sua potenza comunicativa, e’ sicuramente uno strumento rilevante di “disturbo” delle menti e spesso i suoi segnali influiscono sulla psiche delle persone fragili.
Ma non e’ solo questo: eventi di tal fatta sono sempre esistiti e chissa’ quanti innumerevoli episodi in ogni parte del mondo tuttoggi potrebbero essere additati ad esempio della crudelta’ dell’essere umano della quale non siamo pienamente consapevoli ma che a volte riaffiora, con minore o maggiore intensita’ e/o livello, in particolari occasioni.
La televisione ed i mass media in generale, tra cui internet, amplificano e diffondono su larghissima scala episodi un tempo sconosciuti ai piu’ ma che comunque accadevano in passato anche se con sfaccettature diverse e con mezzi forse piu’ rudimentali e meno sofisticati rispetto a quelli attuali.
L’ultimo avvenimento inquietante in ordine cronologico e’ quello riguardante l’investimento di una famiglia di Favaro Veneto, in provincia di Venezia, da parte di una automobilista tedesca di 32 anni
che al volante della sua auto ha travolto ed ucciso tre persone, tra cui un bimbo di due anni, in localita’ Santo Stefano di Cadore.
Dalle ultime indagini finora esperite sembra che un testimone oculare abbia visto la donna tedesca “..litigare furiosamente con una persona, salire in macchina e ripartire sgommando pochi attimi prima del tragico epilogo…”.
Insomma, si profila l’ipotesi di un investimento deliberato, conseguenza di una rabbia incontrollata.
Abbiamo preso spunto da questo accadimento nel mentre eravamo intenti a sfogliare le pagine di alcune opere di Lorenzo (Loris) Vessichelli, docente, poeta, giornalista e cultore di musica classica, scomparso nel 2017.
In una lirica composta il 7 novembre 1982 ( il Poeta era solito aggiungere alcune postille, a pie’ pagina, indicanti non solo le date dei componimenti ma finanche luoghi, orari,momenti, ecc.) e contenuta nel libro “Interludio d’un pupazzo di fango”, dal titolo “Senso tragico”, Vessichelli afferma, tra l’altro:
“…Io con gli altri, l’amorfo, l’handycappato,
il depresso, lo psicotico, i travestiti,
i ladri, i politici, i plutocrati, i terroristi, i mafiosi,
gli indifferenti o i miseri squattrinati
o drogati, tutti in questa strettoia
nera di velluto  a spirale come bolgia…”.
Questi pochi versi racchiudono gran parte del pensiero di Vessichelli, un Poeta sottovalutato dagli ambienti colti beneventani forse perche’ umile, schivo, semplice e lontano dallo stereotipo di intellettuale ed artista distaccato dal mondo reale, una caratteristica, quest’ultima, capace di incutere
una sorta di timore reverenziale ritenuta, a torto,  indispensabile per l’ingresso nelle “alte sfere” della stima  dei potenti di turno.
Lorenzo Vessichelli, invece, era un intellettuale alla portata di tutti, sempre disponibile al dialogo ed al confronto col sorriso sulle labbra, sia pur afflitto nell’animo da una visione tragica della vita ( che manifestava solo attraverso i suoi versi, intrisi di una drammaticita’ esistenziale) che la sua quotidianita’ non lasciava affatto trasparire.
Nella poesia “Senso tragico” precisa cio’ che aveva gia’ espresso precedentemente con “Cellule” (…”scritta di getto il 23 ottobre 1982″):
“…Confesso che non potrei arrestare
ore inesistenti, non vivrei
disarticolato dallo stress divino:
sarei soltanto un pupazzo di fango
forato da picchi
tra tronchi di cellule inutili”.
Lui non vuole essere accomunato alla moltitudine di “pupazzi di fango” perche’, a differenza di tanti altri, non vive “disarticolato dallo stress divino”.
E a questo punto l’abituale prefatrice delle sue opere, Giuseppina Bartolini Luongo, descrive mirabilmente la profonda religiosita’ della poetica del Nostro nella Presentazione del volume ” Aurea
Melopea lungo le sponde d’Iseo”
:
…La visione tragica della vita, le lacerazioni profonde, il dissidio interiore, il rapporto conflittuale con la societa’ e, in quest’ambito, il contrasto e il dissenso uomo-natura, uomo-cultura, la religiosita’ connessa intrinsecamente, alla stessa visione di cui parliamo sono, in lui, motivazioni di ordine etico, prima che estetico…”.
“…Una pietra, una piccola pianta, una lucertola nel verde, tra l’erba e gli alberi della riviera, tutto, e’ motivo di stupore per lui, di meraviglia, di accettazione umile, assertiva, del creato e delle creature…”.
Ed e’ proprio la fede che lo aiuta a sopportare il suo travaglio ed alla quale si appiglia nei tanti momenti di malinconia e di solitudine:
Cristo/ti prego/non m’abbandonare/ nell’angoscia/ di Bene…in questa ricerca di me stesso/ confuso in Te/ tra gli ulivi/ del Getsemani” (“Cristo” in “Arsure nel profondo”).

Lorenzo Vessichelli (1937-2017), nativo di Benevento, e’ stata una personalita’ eclettica.
Uomo di cultura, docente, poeta, giornalista, cultore della musica classica e del teatro.
Ha pubblicato numerose raccolte di poesie, tra cui : Accordi atonali, Arsure nel profondo (1991), Interludio d’un pupazzo di fango (1992), Aurea Melopea lungo le sponde d’Iseo (1994), Come l’araba fenice (1996).
Come pubblicista ha scritto articoli su “Scena illustrata”, “Alla bottega”, “L’Aereopago” ed ha collaborato per diversi anni al “Mattino” ed al “Messaggio d’oggi”.
E’ stato Presidente del Premio Nazionale Biennale di Poesia “Citta’ di Solofra” dal 1976 al 2002 e spesso e’ stato membro di giurie in campo letterario.
All’indomani della sua morte, avvenuta nella notte tra il 9 ed il 10 ottobre 2017 all’Ospedale “Fatebenefratelli” di Benevento per un male incurabile, la sua casa popolare, lasciatagli dai genitori, sita in Benevento alla via Salerno n. 1, fu occupata abusivamente.