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L’INFLUSSO DELLA COSCIENZA SUL CONCETTO DI TEMPO – Capitolo 3 –

LA VARIABILE TEMPORALE NELL’ARTE.   Il cubismo.
La concezione del tempo come durata, elaborata da Henry Bergson, era destinata ad influire moltissimo nelle arti figurative.
La corrente artistica che forse più di ogni altra risentiva di tale influsso era il Cubismo che, rappresentando contemporaneamente momenti diversi di una medesima scena, introduceva per la prima volta in arte la variabile temporale.
La “ratio” ispiratrice del movimento era la visione dell’inutilità della riproduzione della realtà così come appariva ai nostri sensi perchè la coscienza umana rielaborava l’immagine visiva dell’oggetto conosciuto. “…ciò che vediamo è solo un dato di partenza che verrà trasformato, più volte nel tempo, dalla nostra coscienza…”.
Il più celebre esponente del Cubismo, Pablo Picasso, in un suo famoso dipinto, “Guernica”, manifestava proprio l’effetto devastante prodotto sulla sua coscienza dai tristi avvenimenti del 1937, l’aspetto che più lo interessava rispetto alla finalità di descrivere un fatto storico.
Com’è noto, l’artista spagnolo era rimasto emotivamente molto colpito dalla brutalità dell’evento bellico che aveva portato alla distruzione dell’omonima città durante la Guerra Civile Spagnola e in “Guernica” esprimeva la sua contrarietà ai regimi totalitari che si diffondevano in Europa nel corso del XX secolo.

Il dipinto “Guernica” di Pablo Picasso.

Alcuni particolari dell’opera facevano intendere i sentimenti di Picasso di protesta contro la violenza, la distruzione, la guerra in generale.

Pablo Picasso

Nella parte sinistra del quadro è raffigurato un toro che rappresenta il Minotauro, simbolo di bestialità.
Al centro, la lampada ad olio in mano ad una donna che scende le scale indica la ragione che non comprende la distruzione mentre la pace violata è rappresentata dalla colomba a sinistra che cade a terra in un moto di strazio.
Vicino, un cavallo agonizzante simboleggia il popolo spagnolo degenerato.
L’entità del dolore interiore accusato dal pittore è rappresentato mirabilmente dall’immagine, sulla sinistra, di una madre che grida la sua disperazione mentre stringe il figlio tra le braccia e di una seconda figura, sulla destra, che alza le braccia al cielo.
In basso, è raffigurato un corpo senza vita con una stigmate sulla mano sinistra a simboleggiare l’innocenza verso la crudeltà nazifascista (le truppe del generale Franco erano appoggiate dai tedeschi) ed una spada spezzata nella mano destra con un fiore che fa capolino come a dare speranza per un futuro migliore.
Le deformazioni dei corpi, unitamente alle lingue aguzze e ad altre forme contorte, delineano l’alto senso drammatico dell’opera, realizzata su un quadro (olio su tela larga 783 cm e alta 351 cm) di grandi dimensioni quasi a rappresentare una sorta di manifesto rivelatore al mondo dell’ingiustizia e crudeltà di tutte le guerre.
La “Persistenza della memoria” di Salvador Dalì.
Un altro grande artista, Salvador Dalì, conveniva sulla inesattezza delle ferree regole così come venivano enucleate dalla scienza e, in particolare, dalla meccanica.
In uno dei suoi dipinti più famosi, “La persistenza della memoria”, conosciuto anche come “Gli orologi molli”, il pittore surrealista, nel tentativo, perfettamente riuscito, di cancellare tutte le regole fisse

Salvador Dalì


che scandiscono la vita di tutti i giorni, come le regole del tempo scandite dall’orologio, simbolo delle convinzioni scientifiche e razionalistiche, mette in crisi il tempo meccanico con l’idea della memoria umana che del tempo ha una percezione ben diversa.

“Gli orologi molli” di Dalì

Osservando quest’opera ci si rende subito conto dell’impianto composito fortemente asimmetrico, con elementi distribuiti disorganicamente nello spazio aperto; l’intenzione dell’Autore è quella di dimostrare l’elasticità del tempo della memoria che segue parametri assolutamente personali, veloce quando si è felici, lento e pesante quando si è tristi.
Gli orologi appaiono dipinti con una forma poco definita, come fossero fluidi, adagiati sul paesaggio di Port Lligad e la loro deformazione nasce dall’idea di un sogno, con i ricordi che emergono dall’inconscio.
Anche i colori conferiscono all’opera la chiave della pittura di Dalì: essi sono accostati in maniera bizzarra, caldi e freddi, chiari e scuri, con una luce frontale che genera ombre profonde sulla superficie degli oggetti.
(Nel prossimo Capitolo: IL TEMPO NELLA LETTERATURA)