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Cronaca

TOP SANNIO – Quel “pasticciaccio” di Piazza Cardinal Pacca: Gianni Vergineo avrebbe chiamato in causa “la voce delle pietre” –

Scavo si, scavo no. La vicenda dei reperti archeologici rinvenuti a Piazza Cardinal Pacca, piu’ comunemente nota come Piazza Santa Maria, riaccende la polemica tra chi stigmatizza l’importanza di salvaguardare un patrimonio storico che vanta la citta’ di Benevento e chi, invece, preferisce la sua sepoltura eterna in omaggio ad un presunto tocco di modernita’ rappresentato, nel caso in questione, da un Punto Informazione per turisti.
La mobilitazione cittadina ha finora permesso un lieve passo in avanti della Soprintendenza che, dopo un preoccupante tentennamento, ha autorizzato gli scavi dopo la scoperta di una quarta tomba.
E’ un segnale positivo ma parziale: bisogna continuare a scavare perche’ sotto la pavimentazione stradale ci sono i resti di una storia che non va’ dimenticata, che e’ testimone di un tempo felice che fece della citta’ dei Sanniti uno dei centri piu’ importanti del Mezzogiorno.
E’ risaputo che la zona interessata dagli scavi sia stata diversi secoli fa un centro nevralgico degli interessi commerciali, sociali e religiosi della citta’ ma puntualmente si fa’ finta di ignorarlo a tutto danno del prestigio e del valore storico rintracciabile, tra l’altro, attraverso i monumenti piu’ belli, che altri non hanno, ed i passi celebri della letteratura latina.
Gianni Vergineo, storico, intellettuale e profondo conoscitore di Benevento, si stara’ rivoltando nella tomba per quanto sta accadendo.
In un testo di pregevolissima fattura “Benevento Romana”, nel quale descrive con la solita proverbiale chiarezza l’affascinante viaggio della Citta’ conquistata dai Romani, c’e’ un passaggio bellissimo e significativo nel capitolo “La voce delle pietre” che sottolinea il valore e l’importanza di un passato che non va’ relegato nell’oblio. Vale la pena di rileggerlo:
“La sua storia e’ il riflesso dell’epopea di Roma. Le poche notizie tramandate sulla sua esistenza sono come raggi di luce provenienti da una fonte di civilta’ di una valenza universale.
Non cancellano la ricchezza del divenire locale, ma scandiscono il senso di una dialettica storica, che connota il carattere della patria locale di valore eterni.
I quali si possono leggere ancor oggi incisi sulle pietre dei monumenti, sotto forma di sculture,epigrafi, stili di arte e di vita. Certo, le pietre non consentono una ricostruzione storica inequivocabile.
Sono i resti di crolli irreparabili fuori dai contesti originali, segni vaganti, spinti dal caso in direzioni oscure: tracce, orme, impronte, entrate in testi di codici, materiali, commentari di generazioni di eredi, alimento di un’ermeneutica incessante. Quante citta’ romane sono oggi solo un ricordo sepolto nel mistero dei secoli bui! Scomparse per sempre.
Gli accidenti infiniti della storia (i terremoti, le carestie, le invasioni e distruzioni dei nemici; le trasformazioni morfologiche dei luoghi, tutte le dinamiche della vita associata) dissolvono spesso ogni traccia. E anche se alcune citta’ sopravvivono nel nome, e’ quasi impossibile trovarle nello stesso ‘habitat’ di origine. Perche’, come gli uomini, anche le comunita’ si dileguano e rinascono, si spostano, traslocano, camminano. E cosi’ i documenti marmorei che esse custodiscono. Ma Benevento e’ un’eccezione. E’ rimasta  radicata sino ad oggi al suo modello di fondazione.
Distrutta, e’ sempre rinata sullo stesso posto, nelle stesse forme, intorno agli stessi monumenti di raccolta, pur nella successione della civilta’, dei modi di vita, di lavoro, di cultura. Le sue pietre hanno fatto il giro della citta’, ma non hanno varcato i confini urbani e territoriali.
Usate a decoro delle nuove costruzioni, anche se strappate al contesto originario, hanno conservato un’aria di identita’ genetica, dalla quale attingono, se non proprio l’autorita’ di testimonianze circostanziate, almeno l’autorevolezza di una tradizione aristocratica fedele alla memoria di famiglia…”.

Gianni Vergineo (1922-2003), docente di Italiano e Latino per circa 40 anni presso il Liceo Classico “Pietro Giannone” di Benevento, si e’ imposto prepotentemente nel panorama culturale sannita grazie soprattutto al suo impegno sociale e politico ed alle sue grandi capacita’ di saggista e storico.
Nel 1988 pubblico’ “Storia di Benevento e dintorni”, opera in quattro volumi, punto di riferimento essenziale per la conoscenza della citta’.
Assiduo editorialista del periodico “Gazzetta di Benevento”, scrisse numerosi saggi con la ” Rivista storica del Sannio”  e pubblico’ diversi libri sul Sannio.
A lui sono intitolati l’Auditorium del Museo del Sannio di Benevento e la Biblioteca Comunale di San Bartolomeo in Galdo.