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LA PARTITA DEL SECOLO

Città del Messico, 17-6-1970: Italia-Germania 4-3. La rete decisiva di Rivera
Città del Messico, 17-6-1970: Italia-Germania 4-3. La rete decisiva di Rivera

Boninsegna, Rivera, Burgnich e Riva: i marcatori italiani della partita.
Boninsegna, Burgnich, Riva e Rivera: i marcatori italiani della partita.

Ai mondiali “messicani” di calcio l’Italia mostra un duplice volto: quello deludente e sornione del primo turno, con un solo gol all’attivo in tre scialbe partite e quello esaltante della fase successiva con le vittorie contro l’Uruguay (3-1) e la Germania (4-3).

Quest’ultima contro i tedeschi verrà definita “la partita del secolo” e non solo per il risultato finale, già di per sè incredibile, ma per le emozioni dei tempi supplementari che mettono in evidenza, oltre che l’orgoglio e la classe, la grinta e lo spirito di sacrificio degli italiani.

In finale gli azzurri saranno battuti largamente dal Brasile del grande Pelè ma la sconfitta non scalfirà la grandezza di quella memorabile semifinale.

 

Germania (3-4) e Uruguay (1-3) eliminati nelle

semifinali: azzurri esaltanti

                                                              ITALIA-BRASILE E’ LA FINALISSIMA PIU’ BELLA

dal “Roma” del 19 giugno 1970

Articolo di Gianni Nicolini

Straordinaria metamorfosi degli azzurri nei tempi supplementari contro i tedeschi- Il gol di Boninsegna all’8′ e una partita tutta difensiva “punita” dal pareggio ottenuto da Schnellinger in pieno recupero –

La formazione dell'Italia
La formazione dell’Italia

Il dramma della mezz’ora di gioco in più ma anche la scoperta dell’orgoglio e della classe dei nostri giocatori- Prodezze ed errori nell’area di Albertosi- Ancora il cambio Mazzola-Rivera- Un vero fenomeno il vecchio Seeler mentre Mueller è rimasto bloccato nella trappola di Rosato- Beckenbauer gran regista a centrocampo- Forte il terzino Vogts. 

CITTA’ DEL MESSICO, 19.    L’Italia è in finale! Sembra impossibile, sembra quasi un sogno.   Quella squadra che tanto aveva deluso, irritato, e che tante polemiche aveva suscitato dopo le prime tre partite, domenica torna all’Azteca per contendersi, con il favoloso Brasile, l’assegnazione definitiva della Coppa Rimet.   Dopo anni di umiliazioni e di mortificanti esclusioni, dopo la incredibile avventura inglese, il calcio azzurro è tornato fra i primi del mondo.   In Messico ogni più ottimistica previsione è stata superata, ogni più facile pronostico è stato schiacciato.   Gli azzurri hanno battuto la Germania dell’Ovest, i maggiori esponenti del calcio atletico, l’hanno piegata sotto il peso di una classe che non è mai andata discussa, ma anche di un carattere che, invece, troppe volte ha lasciato a desiderare e che stavolta è stato sfoderato quando ormai tutto sembrava perduto.   Dopo l’incredibile 4-3

La stretta di mano tra i due capitani prima dell'inizio della partita.
La stretta di mano tra i due capitani prima dell’inizio della partita.


 inflitto agli inarrendevoli tedeschi, gli azzurri hanno confermato di essere – senz’altro! – i più forti d’Europa e di essere degni del titolo conquistato due anni fa e di difendere il prestigio calcistico del vecchio continente nell’esaltante duello con l’America Latina. Una vittoria da leggenda.   Che vittoria! Una vittoria da leggenda, da antologia sportiva!   Mai visti gli azzurri battersi con tale impegno e volontà, come a Città del Messico.   Mai visti i nostri giocatori combattere fino all’ultimo, rinunciare ad arrendersi, anche quando una partita ormai vinta stava per trasformarsi in una beffarda sconfitta.

Roberto Boninsegna, autore del momentaneo 1-0
Roberto Boninsegna, autore del momentaneo 1-0

Mai vista una squadra italiana lottare disperatamente per il risultato, per il prestigio, per l’orgoglio.   Uno scontro inenarrabile, un 4-3 che resterà inciso a caratteri d’oro nella storia della nazionale; una battaglia senza precedenti che ha nobilitato il nostro calcio e il nostro Paese; un risultato “voluto”, strappato ad ogni costo ad un avversario forte, il primo avversario veramente difficile di questa Coppa Rimet, ed anche temuto, un successo che soltanto l’errata mentalità imposta dal campionato ai nostri calciatori – che sono tra i migliori del mondo e che nulla hanno da invidiare agli altri – ha rischiato di bruciare clamorosamente.   Una partita appassionante, un’altalena di emozioni, di gol, con improvvisi capovolgimenti di fronte nei supplementari.   L’Italia va in vantaggio dopo 8′; fa coraggiosamente e disperatamente fronte al forcing dei tedeschi, incassa al 92′ un uppercut del “nostro” Schnellinger; va al tappeto all’inizio dei supplementari per un madornale malinteso fra Poletti e Albertosi; si riporta in parità fortunosamente con un gol di un terzino, Burgnich; passa ancora in vantaggio con una rete dell’incomprensibile Riva; è raggiunta di nuovo per una seconda papera della difesa; e trionfa infine con un tocco del discusso Rivera.   Mai visto uno spettacolo del genere,mai vista una reazione così veemente, decisa

La rete dell'1 a 1 di Schnellinger al 92'
La rete dell’1 a 1 di Schnellinger al 92′

e rabbiosa degli italiani; mai valutato – nettamente – sotto l’aspetto agonistico, il carattere di questi ragazzi, poichè mai questi ragazzi avevano dato l’opportunità di farlo valutare.   Tre gol in 10′ dopo un’ora e mezza di battaglia; tre gol in dieci minuti, dopo che in sette ore e mezzo di gioco in Messico ne erano stati realizzati soltanto sei !   La prestazione di Cera.   Contro la Germania gli azzurri hanno vinto perchè hanno voluto vincere, perchè si sono spogliati, forse inconsciamente, della assurda mentalità italiana, che pure ha rischiato di far perdere un risultato già acquisito e in gran parte meritato.   Si è segnato troppo presto; la sventola di Boninsegna, infilatasi all’8′ fra la mano distesa di Mayer e il palo a destra di questi, ha indotto gli azzurri a credere che si potesse resistere fino in fondo, e anzi si dovesse difendere ad ogni costo quel gol, come in Italia.   Errore ! Per 8′ l’Italia aveva giocato benissimo, Cera, assumendo una posizione mobile, elastica, intelligente, ha creato i presupposti per una battaglia alla pari.   Con “l’nvenzione” di Cera libero, la nazionale solo qui in Messico non ha mai concesso all’avversario quell’uomo in più che era stato alla base

Mueller approfitta di un malinteso fra Poletti ed Albertosi e segna il gol del 2 a 1
Mueller approfitta di un malinteso fra Poletti ed Albertosi e segna il gol del 2 a 1

delle critiche e delle polemiche ogni qualvolta usciva dall’Italia.   Mazzola ha assunto una posizione avanzata per frenare Beckenbauer, cervello dei tedeschi, Bertini si è appiccicato a Seeler, De Sisti a Overath, Domenghini a Patsche.   Si è giocato bene, senza timori, senza paure e senza complessi.   E dopo 8′ si è passati in vantaggio.   Il gol ha scatenato i tedeschi, ma ha reso inevitabilmente più prudenti gli italiani.   C’è stato un rigore di Facchetti su Beckenbauer non rilevato dall’arbitro; poi qualche tentativo di sgancia infrantosi sulla barriera che a centrocampo avevano elevato gli azzurri.   Poi man mano questa barriera è andata chiudendosi; l’Italia si è contratta disperatamente alla difesa di quel gol che poteva valere la finale e così i tedeschi, scatenati, hanno preso il sopravvento.   A centrocampo hanno dominato, hanno creato numerosi pericoli alla rete azzurra, si sono battuti con coraggio e con inesauribile volontà, com’è loro costume.                                

Rosato controlla Mueller, goleador del torneo.
Rosato controlla Mueller, goleador del torneo.

Così al 28′ Bertini ha salvato in extremis sull’intramontabile Seeler, poi una girata al volo di Mueller ha sfiorato la traversa senza che Albertosi neppure si rendesse conto del pericolo.     Anche Riva e Boninsegna sono rientrati nella metà campo; si è preso a giocare all’italiana, lasciando agli altri l’iniziativa.   Albertosi si è esibito in due spettacolari interventi.   Cera è tornato davanti al portiere, Facchetti è andato spesso in barca alle prese con il guizzante Grabowski e poi con Lohr e Libuda.   Il marcamento ad uomo – si è trasformato in un marcamento a zona, che poi in effetti era una disperata difesa del gol di Boninsegna.   Sul finire un guizzo di Mazzola, lanciato dal centravanti, avrebbe potuto consentire il raddoppio e quindi una maggiore sicurezza; ma la palla è volata alta, portandosi via le nostre speranze.   L’entrata di Rivera.   Nell’intervallo

La rete di Burgnich: è il 2 a 2
La rete di Burgnich: è il 2 a 2                                                            

c’è stato il solito cambio.    Rivera è entrato al posto di Mazzola; è entrato mentre l’arbitro stava già dando inizio alla ripresa.   E’ chiaro che negli spogliatoi erano sorte le solite ovvie divergenze.   E’ entrato applauditissimo Rivera, mentre Mazzola si è seduto in panchina fischiatissimo.   La folla a volte è davvero cattiva.   Non era questa una partita per Rivera; non era il clima, l’ambiente, l’atmosfera ideale per sfruttare le doti e l’enorme classe del milanista.   Mazzola aveva seguito timidamente Beckenbauer, non aveva brillato, è vero, ma in compenso si era dedicato al marcamento del’uomo più intelligente e pericoloso della Germania.    Rivera, invece, non solo ha liberato Beckenbauer, ma si è sentito – ed è rimasto – sempre fuori dalla lotta, anche quando Beckenbauer ha riportato una lussazione alla spalla ed è stato costretto a giocare per tutto il resto della partita con il braccio legato al collo (insostituibile perchè i

Mueller segna il gol del 3 a 2 per la Germania sfruttando un altro errore della difesa azzurra.
Mueller segna il gol del 3 a 3 per la Germania sfruttando un altro errore della difesa azzurra.

tedeschi già avevano rimpiazzato due giocatori).   Cosicchè nella ripresa si è giocato ancora una volta all’italiana.   Tutti dentro la metà campo, a volte tutti inarea; e i tedeschi tutti avanti, scatenati.   Azzurri in difesa.   Alla nostra ottusa impostazione tattica ha fatto riscontro una serie di errori tedeschi, che hanno mancato il pareggio tre, quattro, cinque volte.   Ai nostri è mancata la spinta propulsiva di Rivera, non ci sono stati i lanci del milanista a Riva, e non c’è stata l’esplosione di questi.   La Germania ha così dominato, ma ha sbagliato molto.   Con Mueller annullato da Rosato, ai tedeschi è mancata la punta più efficace; cosicchè il commovente Seeler, con Grabowski, Lohr – poi rimpiazzato dal più pericoloso Libuda – hanno sbagliato una quantità di occasioni e dopo un gol fallito dallo stesso Libuda al 16′, Grabowski ha colpito una traversa e poco dopo un secondo penalty su Seeler non è stato rilevato.   Per mezz’ora gli azzurri sono stati in balìa del ciclone tedesco.   Hanno rischiato di essere travolti.   Si sono difesi a denti stretti, ma purtroppo all’italiana !

Gigi Riva calcia in rete il pallone del 3 a 3.
Gigi Riva calcia in rete il pallone del 3 a 2.

Cioè con affanno, con apprensione.   La carta vincente di Schoen è stata lo sganciamento di Schnellinger e la sostituzione di Patsche, centrocampista, con Held, un attaccante.   Il “milanista” si è inserito nel mezzo della mischia agendo in piena libertà, mentre Held ha costretto Domenghini a retrocedere sulla linea dei terzini ed è apparso strano che Valcareggi non abbia immesso un diifensore al posto dell’ala.    La manovra degli azzurri è diventata così ancora più rischiosa, serrata, disperata.   I tedeschi avevano un uomo in più a centrocampo, Schnellinger, che i nostri non hanno saputo controllare, perchè era l’avversario di…nessuno, ed un uomo in più all’attacco.   Si è giocato, così, sempre nella metà campo azzurra e per la rinuncia degli italiani la folla messicana ha preferito sostenere la Germania !   Albertosi si è esibito in altri strepitosi interventi, Seeler e compagni hanno mancato ancora occasioni ed una l’ha mancata anche Riva, scomparso completamente

Rivera ha calciato spiazzando Mayer. E' il 4 a 3 finale.
Rivera ha calciato spiazzando Mayer. E’ il 4 a 3 finale.

con Boninsegna, anche se entrambi erano controllati da un solo avversario.   Con queste premesse il pareggio è stato inevitabile, ed anche giusto.   Che poi sia venuto al secondo minuto di recupero, è stato uno scherzo della sorte, ma anche un monito per gli azzurri, una dura lezione, un’altra lezione di mentalità e di costume calcistico.   Avessero giocato di più – non diciamo  avessero attaccato – avessero per lo meno “osato”, se non avessero rinunciato definitivamente al gioco dedicandosi soltanto ad una strenua difesa dell’unico gol, gli azzurri avrebbero evitato la beffa e, con essa, l’incubo dei supplementari.   Ma in questa fase si è avuta la più incredibile metamorfosi degli azzurri, improvvisamente trasformati.   Fino ad allora, la loro reazione fisica era stata eccellente, ma si temeva il crollo psicologico.   I tedeschi – altra razza – hanno un carattere diverso, una carica che non si esaurisce

La palla del 4 a 3 è in rete: il portiere Mayer si dispera, più in là Domenghini esulta.
La palla del 4 a 3 è in rete: il portiere Mayer si dispera, più in là Domenghini esulta.

mai e che aumenta col rischio, col pericolo, con l’incerto.   Gli italiani avevano pregustato il successo per più di 80′ e lo avevano visto sfuggire di mano quando ormai la partita era finita; ma avrebbero potuto, in queste condizioni, anche cedere.    E questa impressione è stata avallata dal gol di Mueller determinato da un’incertezza fra Albertosi e Poletti, il quale ultimo  aveva sostituito l’infortunato Rosato, il cui posto era però stato preso da Burgnich.   Appena mollato da Rosato, Mueller ha fatto centro; e sul 2-1 per i tedeschi, si è temuto effettivamente il crollo.   Riscatto favoloso.   Invece, da quel gol è nato il riscatto.   Un riscatto clamoroso.   E’ stato Rivera, il più lucido, il più intelligente, ma anche il più freddo, a prendere in mano la bacchetta del comando.   Un suo calcio di punizione ha dato a Burgnich la possibilità di riportarci in parità.   E si è ripreso a sperare.   Ancora 4′ con i tedeschi scatenati, ma praticamente senza Beckenbauer, ed altro lancio di Rivera, questa volta a Domenghini, che mette in azione Riva: uno scatto, dribbling sulla sinistra e finalmente il cannoniere ottiene un gol, irresistibile, non stupendo, ma importante, quasi decisivo.   In otto minuti gli azzurri avevano saputo rimontare lo svantaggio in condizioni psicologiche difficili. Perchè ?   Perchè avevano ripreso a giocare, così come sanno giocare, come dovrebbero sempre giocare.   Ormai tutto era perduto.   Dalla disperata attesa del successo si era passati al pareggio e quindi alla sconfitta.   Non c’era nulla altro da fare che giocare e liberarsi della mentalità “italiana”, ed il risultato

Rivera, abbracciato da Riva, esulta dopo il gol.
Rivera, abbracciato da Riva, esulta dopo il gol.

è tornato dalla parte degli azzurri che hanno corso molto più dei tedeschi.   Secondo tempo supplementare; ancora una papera della difesa e terzo pareggio dei tedeschi, sempre con Mueller, e ancora al 5′.   Terza prodezza di Rivera: scende Boninsegna sulla sinistra, evita un difensore e crossa rasoterra.   Scatta Rivera che finta e tocca dolcemente, mettendo la palla là dove nessuno poteva andarla a prendere ! Un gol da fuoriclasse ! Un gol di un uomo che aveva lasciati perplessi per il suo comportamento nella ripresa e che invece è risultato decisivo nel finale.   Con la sua calma, la sua visione di gioco, la sua intelligenza, Rivera ha illuminato la squadra dandole chiarezza ed incisività.   Su quel gol la partita si è chiusa.   Per altri 9′ l’Italia non si è difesa, ma ha giocato.   

La partita è finita. Gli azzurri fanno festa.
La partita è finita. Gli azzurri fanno festa.

Avesse fatto così anche nei secondi 45′ non avrebbe incassato il gol di Schnellinger, ma avrebbe vinto a testa alta.   Per un’impennata d’orgoglio, di rabbia e di classe, la nazionale ha vinto ugualmente.   Se avesse vinto per 1-0 difendendosi, avrebbe lasciato discutere.   Invece ha vinto con fatica, ma con merito.   I tempi supplementari hanno nobilitato il successo.   La qualificazione per la finale va al di sopra di qualsiasi nome, di qualunque polemica.   Domenica c’è il Brasile, il grande, favoloso Brasile.   Il Brasile che fino a qualche anno fa sembrava per noi un “mondo irraggiungibile”.   Adesso siamo alla pari.   I carioca hanno i loro funamboli fuoriclasse, noi abbiamo i nostri campioni e la nostra squadra.   Il duello Pelè-Riva, che alla vigilia sembrava il motivo dominante dei mondiali, è diventato una realtà benchè il nostro cannoniere sia venuto meno all’attesa.   Ora non importa vincere.   Siamo già andati oltre le previsioni.   Nella peggiore delle ipotesi siamo i secondi nel mondo.   Se abbiamo perso i gol di Riva, abbiamo ritrovato una squadra nella quale nessuno più credeva.   Speriamo di aver ritrovato definitivamente una nuova mentalità.   Il calcio si gioca giocando.   E giocando si vince.   E poichè sappiamo giocare, si può vincere ancora.