Con 154 voti favorevoli e 131 contrari il Senato boccia il DDL Zan sull’omotransfobia: la proposta del leghista Calderoli e di Ignazio La Russa dei FdI di non procedere all’esame degli articoli trova il consenso, oltre che della Lega e di Fratelli d’Italia, anche di Italia Viva, il partito di Matteo Renzi, assente in aula perchè in volo verso l’Arabia Saudita.
Il voto segreto impedisce una disamina precisa dei voti ma è evidente che la maggioranza che aveva sostenuto il DDL Zan alla Camera è venua meno per il cambiamento di rotta di Italia Viva che aveva chiesto invano a PD e M5S di rinviare la discussione.
Molto probabilmente tra i “franchi tiratori” c’è stato anche qualche esponente di questi ultimi due partiti.
Adesso per sei mesi le Camere non potranno più affrontare questo tema, se ne riparlerà, forse, nella prossima legislatura.
Intanto la destra esulta…
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Il disegno di legge Zan sull’omofobia, che tanto ha fatto parlare di sè nei mesi estivi, sembra con costituire più una priorità per il PD ed i partiti della sinistra.
Il dibattito è stato spostato ad ottobre perchè si ritiene più urgente l’approvazione del decreto sul green-pass e la riforma della giustizia civile e penale.
Tutto rimandato, dunque, a dopo le prossime elezioni amministrative.
Una decisione che, però, rischia di allungare ulteriormente i tempi in quanto la discussione poltica fra non molto sarà incentrata sul Bilancio 2022 e poi a febbraio si dovrà scegliere il sostituto di Mattarella.
La destra esulta paventando l’ipotesi di una scelta motivata dalla paura del PD di un flop che potrebbe compromettere l’esito delle prossime consultazioni elettorali.
Il disegno di legge a firma dell’onorevole Zan contro l’omofobia, così come formulato, non piace alla Santa Sede che attraverso la Segreteria di Stato fà sapere che “…alcuni contenuti attuali della proposta legislativa in esame presso il Senato riducono la libertà garantita alla Chiesa Cattolica dall’accordo di revisione del Concordato…”.
Il Vaticano, dunque, vuole delle modifiche e, probabilmente, di questa sortita improvvisa è a conoscenza il Papa che su questi temi “di genere” tanto progressista non è. Basti pensare che quand’era arcivescovo di Buenos Aires nel 2010 definì il provvedimento del governo argentino di legalizzare i matrimoni gay “… un attacco devastante ai piani di Dio…”.
L’attacco della Chiesa cattolica non è frontale, essa cerca il confronto ben sapendo, forse, che sul piano frontale avrebbe la peggio perchè non sarebbe facile mobilitare i suoi fedeli.
E allora si muove sul piano istituzionale per ottenere delle modifiche al testo che, in ogni caso, non comprometterebbero il dialogo con la cultura laica e quell’aura di modernità e di apertura al rinnovamento che circonda Bergoglio.
Il segretario del PD ha già dichiarato la sua disponibilità al confronto.