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Il Cammino del Benevento

” FENOMENO ” BENEVENTO

Giallorossi in festa dopo un gol: un’immagine che si è ripetuta spesso in questo campionato.

I numeri parlano chiaro: capolista con 40 punti e 9 punti di distacco sulla seconda (Pordenone), miglior attacco (28 reti realizzate), miglior difesa (8 reti subìte), 12 vittorie su 17 partite disputate, imbattuta al “Vigorito”, 6 vittorie nelle ultime 6 gare, non subisce reti da 5 partite.
Insomma, un ruolino di marcia di tal genere farebbe invidia persino alla miglior Juventus.
Qual’è il segreto del “fenomeno” Benevento?
Una difesa granitica che diventa un muro invalicabile, un centrocampo “a fisarmonica” che combatte ed imposta per un attacco dove segnano un pò tutti ?
C’è tutto questo, senza dubbio!
Ma il fulcro del successo giallorosso sta soprattutto nell’entusiasmo, nel clima, nell’aria che si respira in tutto l’ambiente.  Si nota subito la compattezza del “gruppo”, a partire dal Presidente Vigorito, primo, grande tifoso del Benevento che non lesina denaro e che è sempre molto vicino alla squadra: lo dicono tutti:”E’ quasi un padre per me” a testimonianza del calore che riesce ad infondere nei giocatori, calore giustamente ricambiato.  Anche dai tifosi, pronti ad applaudirlo ad ogni suo ingresso in campo prima della partita.
Già, i tifosi! Ci sono quelli, cosiddetti “occasionali”, che si sono avvicinati al Benevento e rappresentano anch’essi una risorsa, ma ci sono soprattutto quelli che costituiscono “lo zoccolo duro” della tifoseria, che seguono la squadra dappertutto e si fanno sentire suscitando ovunque grande simpatia per il loro attaccamento, i loro cori e, perchè no, la loro maturità sportiva, apprezzata da tutti.
La tifoseria è l’uomo in più della squadra. Un tempo intollerante nei confronti di chiunque sbagliasse una rete facile o persino un passaggio.  Oggi, invece, oltre ad incoraggiare e perdonare un errore, si distingue per il suo impegno nel sociale e le sue vedute molto più “democratiche” rispetto al passato.
E’ un segnale forte di civiltà e di progresso che non va sottovalutato.
E poi c’è lui, Pippo Inzaghi, l’allenatore, il grande timoniere, l’ex campione mondiale che tante soddisfazioni ha regalato agli italiani.
Diciamocela tutta: chi avrebbe mai pensato un tempo di vedere alla guida del Benevento un personaggio di tale prestigio? Merito certamente dei fratelli Vigorito che hanno cambiato il volto non solo del sodalizio sportivo ma anche dell’intera Città che grazie al calcio, per tutte le importanti implicazioni legate a questo sport, ha esteso la sua popolarità a livello addirittura internazionale.
Peccato che le amministrazioni politiche che si sono succedute in quest’ultimo decennio non hanno saputo approfittare delle infinite opportunità, politiche, sociali, economiche che si sono aperte all’orizzonte attraverso i successi del Benevento.  Ma questo è un discorso che ci porterebbe lontano, in un campo…minato, con ripercussioni non gradite a tante fazioni partitiche.
Dicevamo di Pippo Inzaghi. Accolto all’inizio con grande giubilo, aveva perso quotazione in virtù della dèbacle interna col Monza in Coppa Italia. Qualcuno aveva storto il muso ripensando alla sua esperienza col Bologna. “Farà la stessa fine col Benevento”, aveva rimuginato il solito gufo. Ma per fortuna non è stato così. Anzi!
Piano piano e senza troppi clamori, mister Inzaghi ha saputo ridare fiducia ad elementi che poco tempo prima erano stati fortemente criticati.
A partire dal portiere Montipò, il più maltrattato dopo le ultime partite dello scorso campionato, tra le quali quella disastrosa col Cittadella. L’estremo difensore si riscattava alla prima del torneo quando a Pisa, sul risultato di 0 a 0, nei minuti di recupero compiva un vero prodigio parando il rigore a Marconi
dopo essersi fatto apprezzare nel corso della gara con interventi molto importanti.
La “cura Inzaghi”, preparata già in campagna acquisti-cessioni con innesti pochi ma efficaci, Hetemaj, Kragl, Sau, Schiattarella che hanno impresso un gioco corale e brioso, quale non si era visto con Bucchi, è caratterizzata da un piglio autoritario, con la mentalità vincente sia in casa che in trasferta.
Grazie alla sua intelligenza calcistica, è riuscito a ricavare il meglio dai suoi giocatori imprimendo loro gli stimoli giusti: anche atleti non più giovanissimi, come Maggio, Sau, Hetemaj, solo per citarne alcuni, danno l’anima in campo come se ogni partita fosse un esordio.
Tra i tanti, la migliore metamorfosi sembra quella di Letizia, tornato a livelli altissimi che meriterebbero
la massima categoria anche in formazioni più blasonate.
Di Caldirola, l’acquisto forse più azzeccato dallo scorso gennaio, e di Antei è inutile tesserne gli elogi vista la loro costanza di rendimento.
E’ il caso, invece, di sprecare qualche parola in più per Nicolas Viola.
Dopo le prime prestazioni, che sembravano risentire della “vicinanza scomoda” di Schiattarella, il regista del centrocampo è andato crescendo progressivamente diventando l’idolo della tifoseria che non ha mai dimenticato, tra l’altro, il suo gesto di continuare a vestire la casacca giallorossa rinunciando a diverse offerte appetitose provenienti da alcune società di serie A.
Tra le altre cose, la stupenda segnatura col Trapani da centrocampo è stata sicuramente tra le reti più belle viste a Benevento a dimostrazione, ove ancora ce ne fosse stato bisogno, della sua bravura e della sua classe.
Lo stesso Tello, soprattutto quando non viene impiegato sulla fascia, sembra un altro giocatore: a volte, per la verità, continua a sbagliare passaggi facili ma non si risparmia ed ha acquistato una maggiore consapevolezza delle proprie capacità.
E che dire di Riccardino Improta che gioca meglio quando non parte da titolare, così come Armenteros, estroso e simpatico, desideroso di strafare ma dotato di mezzi capaci di incantare il pubblico.
Ci si aspetta qualcosa di più da Insigne e Coda rispetto alle performances dello scorso campionato.
Ma il torneo è lungo e ci sarà tempo per rifarsi.
Lo ammetto, sono decisamente di parte e non ho fatto altro che osannare il Benevento.
Ma non credo di essere stato eccessivamente esagerato nelle mie considerazioni.
Sono troppo innamorato del Benevento per poter pensare a qualcosa di brutto che potrebbe capitare nel corso del campionato.
Per ora mi godo questi momenti meravigliosi nella speranza che durino per tanto tempo ancora.