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Cronaca

Pollice verso per … UN PAESE MALATO DI RAZZISMO – Il suicidio del giovane Visin impone riflessioni serie sull’odio razziale –

Aveva poco più di ventanni Seid Visin, il ragazzo etiope che si è tolto la vita qualche giorno fa.
Adottato da una famiglia di Nocera Inferiore (SA) in una sua lettera nel 2019, resa pubblica dai media e dai social, aveva espresso tutta la sua amarezza sul clima che imperversava nel nostro Paese verso gli immigrati. “… Ovunque vada sento sulle spalle come un macigno il peso degli sguardi scettici, prevenuti, schifati, impauriti..”.
Bello, talentuoso, intelligente e pieno di speranze. Aveva solo voglia di vivere in condizioni normali senza essere additato come il “diavolo” per il colore della sua pelle.
Era stato costretto a lasciare il posto di cameriere perchè i clienti non gradivano di essere serviti da un ragazzo di colore, come se anche il bianco degli italiani non fosse un colore…
Alla fine non ce l’ha fatta a sopportare il pesante fardello che lo accompagnava ad ogni passo del suo cammino verso l’integrazione che la gente rispetta solo quando si è Zapata o Naomi Campbell o Sara Gama.
Perchè tutto questo?
Nel nostro Bel Paese c’è una maggioranza silenziosa che dietro le apparenze tollera i neri o una minoranza che, indisturbata, esprime liberamente il suo odio razziale?
In un caso o nell’altro, è necessario intervenire per frenare un popolo che sembra andare sempre di più alla deriva. Non è lecito aspettare ancora, non è giusto!
Dobbiamo educare ed educarci a tutti i livelli ad una visione più sana della vita, senza pregiudizi e con maggiore spinta alla solidarietà ed all’accoglienza : i “neri” non rubano alcun mestiere agli italiani perchè occupano posti che gli italiani rifiutano, non sono troppi perchè in Italia c’è posto per tutti, non portano la delinquenza perchè di delinquenti italiani, purtroppo, ce n’è in abbondanza, non diffondono il covid perchè i morti finora sono quasi tutti bianchi.
Scuola, istituzioni, politica facciano tutti, secondo il proprio ruolo, il loro dovere ma facciamolo anche noi miseri mortali che dimentichiamo troppo spesso che i giovani “neri” suicidi e insoddisfatti della vita nel nostro Paese possono essere nostri figli, fratelli, amici.
Consideriamo che andando a ritroso nel nostro albero genealogico possiamo trovare, e non è una circostanza infrequente, antenati di pelle diversa dalla nostra.
Cerchiamo la strada dell’amore e dell’uguaglianza ed abiuriamo quella dell’odio. Per il rispetto di tutti.

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Pollice verso per … IL SUICIDIO DI MOUSSA BALDE – La triste storia del ragazzo 23enne che si è ucciso nel CPR di Torino –

Moussa Balde aveva solo 23 anni ed era nato in Guinea.
Lo scorso 9 maggio era stato aggredito a Ventimiglia da tre uomini di 28, 39 e 44 anni, che lo avevano barbaramente pestato con bastoni, calci e pugni in mezzo alla strada, di giorno, nonostante le urla dei vicini che non avevano fatto niente per fermare gli assalitori.
Il ragazzo, nonostante avesse ricevuto una prognosi di diei giorni, era poi stato recluso nel CPR (Centro di Permanenza per i Rimpatri) di Torino.
Balde, che era arrivato in Italia via mare nel 2017, non voleva rientrare nel Paese da dove era scappato ma trovare lavoro e sognare un’altra vita.
In pochi mesi aveva imparato l’italiano e conseguito la licenza media ad Imperia.
Non accettava il CPR perchè non aveva fatto alcun furto, come sostenevano i suoi aggressori, stava semplicemente chiedendo l’elemosina.
Domenica scorsa si è tolto la vita impiccandosi con le lenzuola.