Categories
Storia

TOP SANNIO – Venanzio Vari, fondatore del Collegio de “La Salle” –

Noi beneventani ci imbattiamo spesso in strade e piazze intitolate a personaggi dei quali ignoriamo vita ed opere.
Piazzetta Vari, collocata in pieno centro storico ed oggi, ahime’, teatro di una ‘movida’ fin troppo… movimentata, e’ una di queste.
Ma chi era Venanzio Vari e perche’, pur essendo nativo di Roccamassima, in provincia di Roma, e’ lecito annoverarlo tra i “Top Sannio” ?
“Aristide Vari, nato a Roccamassima (Roma) il 12 gennaio 1874, entro’ giovanissimo nell’ordine dei Fratelli delle Scuole Cristiane, assumendo il nome di fratel Venanzio.
Fu maestro nella scuola comunale di S. Sofia di Benevento.
Dedicatosi a studi scientifici, divenne Direttore dell’Osservatorio Meteorologico tenuto dai suoi confratelli e quindi fondo’ l’Osservatorio Geodinamico.
Molto consultate sono le sue monografie su clima, elettricita’ e terremoti nel Sannio e nell’Irpinia.
Nel 1906 fondo’ in Benevento, per i giovani delle scuole medie, il Collegio “de La Salle”.
La morte lo colse a Roma il 28 marzo 1944, mentre era intento a fondare l’Istituto Agrario di Nettuno”.

Il corsivo e’ tratto dall’opera di Mario Rotili ” Benevento e la provincia sannitica, ed. Abete, Roma, 1958, pag. 366″.

 

Categories
Storia

TOP SANNIO – MANFREDI FU SEPPELLITO PRESSO IL PONTE VALENTINO – Lo sostenne Alfredo Zazo in un convegno pubblico del 1966 –

Come gia’ riferito in un recente articolo su questo blog dal titolo “Sulle orme di Manfredi di Svevia”, sul luogo di sepoltura del principe svevo ancora oggi, nonostante i numerosi studi condotti da storici ed esperti, regna l’incertezza piu’ assoluta.
Nel citato articolo abbiamo riportato l’opinione della compianta dottoressa Serafina Pascarella secondo la quale Manfredi di Svevia fu seppellito presso il ponte Fratto in contrada Pantano.
In un convegno tenutosi a Benevento il 9 dicembre 1966, nell’ambito dell’attivita’ culturale che il Museo del Sannio, la Biblioteca  e l’Archivio Storico Provinciali di Benevento promossero “… in adesione alle piu’ vive esigenze attuali…”, Alfredo Zazo commemoro’ la figura di Manfredi in occasione del settimo centenario della Battaglia di Benevento nella quale il giovane guerriero svevo trovo’ la morte.
Il prof. Zazo, tra l’altro studioso della storia di Benevento e del Sannio, nel corso della sua relazione illustro’ la situazione che precedette l’importante evento che segno’ la fine dell’epoca sveva nel sud dell’Italia e l’inizio della dominazione angioina.
Alla fine del suo intervento, confutando le teorie dei suoi illustri predecessori, espresse il suo parere circa il luogo di sepoltura di Manfredi avvenuta, a suo avviso, temporaneamente sullo stesso campo della vittoria angioina, vicino ai ruderi di una chiesa (“chiesa ruinosa”) ubicata presso il ponte Valentino.
La fonte citata dall’autorevole professore fu quella di un cronista di parte guelfa che menziono’ l’esistenza di una chiesa situata in contrada “ad Salices” e chiamata Chiesa di S.Maria de Saglieta, ancora “…in piedi ed officiata sul cadere del 1500 e che si ignora se e quando fu costruita in co’ di un ponte…”. 
Ecco come si espresse Alfredo Zazo al termine della sua conferenza:
“…Concludendo, la battaglia di Benevento si svolse dalla contrada di S.Marco sino ed oltre il ponte Valentino, in contrada ‘ad Salices’, dove si ebbe, pertanto, la sola sua estrema fase e Manfredi ebbe la sua breve sepoltura presso quel ponte e accanto ad una chiesa in rovina, sorta – si badi – in uno scomparso casale che fin dal secolo IX da quella chiesa aveva avuto il nome…”.

Alfredo Zazo nacque a Benevento il 24 febbraio 1888. Dopo aver conseguito due lauree, in Lettere (1918) e Filosofia (1922), si trasferi’ a Benevento nel 1923 per insegnare al Ginnasio Liceo e si distinse particolarmente per il suo impegno nella difesa del patrimonio archeologico, artistico e librario di Benevento.
Nel 1928 fondo’ la rivista di storia locale “Samnium” , indi diresse l’Archivio Storico della Provincia di Benevento.
Esponente del Partito Nazionale Monarchico, tra il 1934 ed il 1938 fu commissario prefettizio di Benevento nonche’ sindaco nel 1952 per soli sei mesi.
Numerose furono le sue opere su Benevento e  provincia.
Mori’ a Salerno il 10 gennaio 1987.
                                                             Alfredo Zazo

Categories
Storia

TOP SANNIO – SULLE ORME DI MANFREDI DI SVEVIA – Dove fu sepolto il biondo principe svevo, mirabilmente immortalato da Dante ? Serafina Pascarella propose agli storici un suo studio –

“Se il pastor di Cosenza che alla caccia
di me fu messo per Clemente allora,
avesse in Dio  ben letta questa faccia,
l’ossa del corpo mio sariano ancora
in co’ del ponte presso Benevento
sotto la guardia della grave mora.
Or la bagna la pioggia e muove il vento
di fuor del Regno, quasi lungo il Verde,
dov’e’ le tramuto’ a lume spento”.
Con questi versi sublimi Dante Alighieri rievoca la figura di Manfredi di Svevia nel canto III del Purgatorio della Divina Commedia.
Il principe svevo, circondato da un alone di fascino attorno alle sue fattezze fisiche (“Biondo era e bello e di gentile aspetto”, dira’ di lui il ‘sommo poeta’), ancora oggi continua a suscitare interrogativi in ordine al luogo della sua sepoltura.
La vicenda storica che porto’ alla morte di Manfredi il 26 febbraio 1266 a Benevento, ucciso dall’esercito francese di Carlo D’Angio’, chiamato da papa Clemente IV, e’ ben nota.
Incoronato re di Sicilia nel 1258, Manfredi per la Chiesa era un usurpatore perche’ aveva scavalcato il legittimo pretendente al trono, Corradino, figlio di Corrado IV, nominato nel testamento paterno erede del Regno Apulo-siculo.
Corradino, pero’, all’epoca dei fatti aveva solo cinque anni e Manfredi rivendicava per tale motivo la sua autorita’ oltre che contro l’Impero anche contro la Chiesa che, invece, il 6 gennaio 1266 incorono’ re di Sicilia Carlo D’Angio’, fratello del Re di Francia Luigi IX, detto ‘Il Santo’.
Di qui l’origine dell’aspra contesa, nota come ‘La Battaglia di Benevento’ che termino’ con la morte di Manfredi e la conseguente conquista angioina del Regno di Sicilia.
Il corpo del ghibellino fu trovato ed identificato dopo due giorni di strenua ricerca tra le migliaia di soldati caduti sul campo di battaglia.
Fin qui i fatti narrati dai numerosi studiosi che si sono succeduti nel tempo sui quali non ci sono dubbi di sorta; il mistero, ancora irrisolto nonostante il notevole decorso del tempo, riguarda il luogo di sepoltura ed, in particolare, il ponte, mai nominato, presso il quale fu sistemato il cadavere di Manfredi. Di quale ponte si tratta ?
Serafina Pascarella, in un libro pubblicato nel febbraio 1985 (“Sulle orme di Manfredi di Svevia”, edizioni C.Edi.M. -Milano) diede una sua personale interpretazione dei fatti storici, come “…persona assolutamente non addetta ai lavori, ma che con molto amore, e tenacia e perseveranza s’e’ presa la briga di studiare per lunghi anni decine di testi, di controllare e ricontrollare le varie versioni dei fatti (di autori italiani, francesi, tedeschi) di esaminare di persona con carte e sopralluoghi le diverse ubicazioni dei luoghi di volta in volta ritenuti sede della battaglia…”.
Con grande umilta’ la compianta dottoressa si propose di essere di stimolo agli esperti ed agli storici per chiarire la controversa questione precisando di attenersi esclusivamente ai documenti e testimoni (anche partecipi degli eventi) senza dare troppo peso a soggetti posteriori e lontani dagli avvenimenti “…che deformarono la verita’ per passione politica o per insufficienza d’informazioni, costruendo la complessa leggenda  nella quale gli eventi diventano quasi irriconoscibili…”.
Sulla base di tali premesse, Serafina Pascarella confuto’ le teorie di illustri predecessori, tra i quali il Borgia e lo Zazo, e portando a giustificazione della sua convinzione l’esame di fonti dirette, provenienti direttamente dai protagonisti della battaglia, e cioe’ le lettere di Carlo D’Angio’ al papa Clemente IV, quella di Ugo De Baussay ai nobili d’Angio’ e di Tours, un atto notarile del notaio beneventano De Maurellis, datato 5 marzo 1266, a meno di dieci giorni dalla battaglia, ed infine la dinamica degli avvenimenti storici, giunse alla conclusione che il ponte presso il quale fu sepolto Manfredi fu il Ponte Fratto di contrada Pantano.
Riportiamo un passaggio significativo delle considerazioni della Pascarella:
“…La minaccia di un attacco alle spalle e poi la marcia contemporanea di due eserciti nemici presso lo stesso obiettivo imponevano delle precauzioni all’invasore, il quale per la verita’ ne prese molte, evitando con cura le valli del Volturno e del Calore che costituivano l’accesso piu’ agevole verso la regione beneventana.
Infatti l’Angioino, gia’ a corto di mezzi e di vettovaglie, preferi’ esporsi ai disagi e alle insidie di luoghi sconosciuti per evitare ogni eventuale contatto col nemico.
Sappiamo percio’ con certezza che Carlo D’Angio’ aveva raggiunto Benevento passando attraverso le montagne dell’Alto Sannio per Piedimonte, Alife e Telese e si sarebbe attestato su di un colle dal quale poteva vedere l’esercito di Manfredi “mirabilmente ordinato a battaglia” in una vasta piana di contro la citta’.
Ora il colle che corrisponde a questi requisiti e’ quello di S.Vitale che domina dall’alto e l’ampia piana di Roseto da un lato e quella di Pantano con la confluenza del Sabato e del Calore, posti “di contro alla citta’ ” e si trova a settentrione della citta’.
Inoltre la piana di Roseto sufficientemente ampia per consentire lo spostamento veloce delle cavallerie costituite da circa 20000 uomini complessivamente, quali erano appunto quelle di Carlo e di Manfredi insieme, che nella loro corsa potevano cosi’, avvicinandosi alla citta’, spostarsi in contrada Pantano, dove la fase decisiva della battaglia avrebbe visto la morte di Manfredi.
E il ponte Fratto di cui sono ancora visibili i resti in contrada Pantano, essere il ponte presso il quale sarebbe stato sepolto Manfredi.
Inoltre, particolare tutt’altro che insignificante, il ponte Fratto, che all’epoca si chiamava Pons Maior era il ponte traverso il quale giungeva a Benevento la Via Latina proveniente da S. Germano.
Quella stessa fortezza di S. Germano che per ultima aveva opposto resistenza a Carlo, la strada dunque che Carlo aveva percorsa per giungere a Benevento.
Sono troppe le coincidenze per non farcene vedere tutta la suggestione…”.
A ricordo dell’evento, l’amministrazione comunale qualche decennio fa fece erigere dal compianto scultore Bruno Mistrangelo un bassorilievo all’estremita’ del ponte vanvitelliano sul Calore mentre un dipinto realizzato nel 1838 dall’artista Giuseppe Bezzuoli e raffigurante il ritrovamento del corpo di Manfredi fa’ bella mostra di se’ nella Sala Vergineo del Museo del Sannio di Benevento.
La stele col bassorilievo dello scultore Bruno Mistrangelo


Categories
Storia

LA PACE DI CAMPOFORMIDO – Nel 1797 fu firmato il trattato tra Napoleone e l’Austria –

Il 17 ottobre 1797 a Campoformido, nei pressi di Udine, il generale Napoleone Bonaparte, comandante   dell’Armata d’Italia, ed il conte Johann Ludwig Josef von Cobenzi, in rappresentanza dell’Austria, firmano il trattato di pace tra Francia ed Austria che sancisce la fine della Repubblica di Venezia,  ceduta agli austriaci in cambio del riconoscimento da parte di questi ultimi dell’assetto dato da Napoleone alle regioni conquistate in Italia.
Il luogo della firma, dibattuto tra gli storici tra Campoformido e Passariano, passa in secondo piano rispetto alla sostanza del documento se si considera che la conclusione a cui perviene Napoleone, che, tra l’altro, aveva sempre nutrito un profondo disprezzo per l’Austria, di cedere Venezia pur di arrivare alla pace, ha tutti i contorni di una scelta “affaristica” dettata dall’esigenza di evitare una sua sostituzione nel cuore dei francesi.
Il trattato rappresenta anche la fine del Sacro Romano Impero permettendo alla Francia di consolidare i suoi confini sul Reno ed all’Austria di aprirsi un varco importante sul Mediterraneo.

Categories
Storia

GIOVANNA D’ARCO, LA “PULZELLA D’ORLEANS” – Nel 1431 l’eroina francese fu bruciata sul rogo –

Il 30 maggio 1431 fu condannata al rogo ed arsa viva l’eroina nazionale francese Giovanna d’Arco.
Giovanissima, radunò un piccolo esercito del suo paese, caduto in mano agli inglesi durante la cosiddetta “guerra dei cent’anni”, guidandolo vittoriosamente nella liberazione dallo straniero.
Catturata dai Borgognoni, uno dei due partiti in lotta nella guerra civile, fu venduta agli inglesi che la accusarono di eresia condannandola al rogo.
Figura emblematica della storia di Francia, per molto tempo fu circondata da un alone di mistero per le “voci” che sentiva e le “apparizioni” soprannaturali che affermava di vedere.
Sostenne diverse e coraggiose campagne militari vestendo da soldato e distinguendosi per il suo coraggio e la sua intelligenza tattica nonostante non avesse compiuto 19 anni di età (era nata, infatti, nel 1412).
Beatificata nel 1909 da Pio X e canonizzata nel 1920 da Benedetto XV, è oggi venerata come santa dalla Chiesa Cattolica.