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NILDE IOTTI ED IL SENTIMENTO FEMMINISTA – Nel 1999 la morte della grande dirigente comunista –

Il 4 dicembre 1999 moriva a Roma Nilde Iotti (Reggio Emilia, 10 aprile 1920 – Roma, 4 dicembre 1999).
Autorevole, carismatica, fu esponente di spicco del Partito Comunista Italiano dagli inizi degli anni quaranta alla morte.
Partecipò alla Resistenza e fu uno dei 75 membri dell’Assemblea Costituente che provvide alla stesura della Costituzione.
Molto forte fu il suo sentimento femminista e notevole fu il suo impegno in diverse battaglie tese ad esaltare la figura della donna contro l’emarginazione sociale, tra cui il “No” al referendum abrogativo della legge sul divorzio e la proposta di legge per l’istituzione di una pensione ed un’assicurazione per le casalinghe.
Destò scandalo per quei tempi (1946) la sua relazione sentimentale con Palmiro Togliatti che era più grande di lei di 27 anni ed era sposato con un figlio, relazione che durò fino alla morte dello statista comunista avvenuta nel 1964.
Fu la prima donna nella storia della Repubblica Italiana a rivestire una delle tre massime cariche dello Stato: fu, infatti, Presidente della Camera dei Deputati dal 1979 al 1992, il più lungo mandato finora detenuto dall’istituzione della Repubblica.

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PALMIRO TOGLIATTI, GUIDA STORICA DEL P.C.I. – Nel 1964 la morte del leader comunista –

Il 21 agosto moriva a Jalta, in Crimea, all’età di 71 anni, il Segretario Nazionale del Partito Comunista Italiano, Palmiro Togliatti.
L’amicizia con Gramsci in età adolescenziale lo avvicinò alle idee marxiste.
Nel 1914 si iscrisse al Partito socialista, poi collaborò come cronista al quotidiano l’Avanti! e nel 1919, in un periodo di forte espansione del movimento operaio torinese, grazie agli sviluppi della Rivoluzione russa, fondò insieme a Tasca, Terracini e Gramsci, il settimanale L’Ordine Nuovo che ben presto, sulla scorta dell’ esperienza dei Soviet, diede maggiore attenzione alle forme di organizzazione del movimento operaio.
Dopo la nascita a Livorno del Partito Comunista d’Italia, poi P.C.I., nel 1921, vi aderì e dal 1926 fino alla morte ne fu segretario nazionale e leader indiscusso.
Fu membro dell’Assemblea Costituente.
Dal 1944 al 1945, dopo la caduta del fascismo, ricoprì dapprima la carica di vice presidente del consiglio e, successivamente, negli anni 1945 e 1946 quella di ministro di grazia e giustizia.
Sopravvissuto ad un attentato nel 1948, che scosse in maniera fortissima i militanti comunisti italiani, provocando gravi problemi di ordine pubblico, con scioperi e manifestazioni in tutt’Italia, negli anni cinquanta propose il progetto della “via italiana al socialismo”, un’idea di comunismo tramite la democrazia ed il rispetto della Costituzione, con il ripudio dell’uso della violenza.
La morte lo colpì mentre si trovava in vacanza a Jalta, in Crimea, nell’allora Unione Sovietica, della quale aveva assunto nel 1930 la cittadinanza.

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NILDE JOTTI, PRIMA DONNA PRESIDENTE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI – Nel 1979 l’esponente comunista rivestì la terza carica dello Stato –

“Io stessa – non ve lo nascondo – vivo quasi in modo emblematico questo momento, avvertendo in esso un significato profondo, che supera la mia persona e investe milioni di donne che attraverso lotte faticose, pazienti e tenaci si sono aperte la strada verso la loro emancipazione”.
Queste parole, pronunciate da Nilde Jotti nel suo discorso di insediamento alla Presidenza della Camera dei Deputati il 20 giugno 1979, sono cariche di significato politico: per la prima volta nella storia della Repubblica Italiana una donna viene eletta Presidente della terza carica dello Stato.
Nata a Reggio Emilia nel 1920, Nilde Jotti aveva partecipato alla Resistenza ed era stata nominata membro dell’Assemblea Costituente con l’incarico, nella ristretta “Commissione dei 75”, di provvedere alla stesura della Costituzione.
Nelle fila del Partito Comunista aveva rivestito nel corso della sua lunga militanza diverse cariche importanti, avviando nel 1946 la famosa e chiacchierata relazione con Palmiro Togliatti, già sposato e più grande di lei di 27 anni, col quale aveva convissuto fino al 1964, anno della morte del leader del PCI.
Donna dal carattere forte ed autorevole, era diventata un’icona dell’organizzazione comunista.
Tra i banchi di Montecitorio era seduta ininterrottamente dal 1948 al 1999 e per tre volte consecutive era stata eletta  Presidente della Camera dei Deputati rimanendo in carica per ben 13 anni fino al 1992, un primato finora mai raggiunto.
Protagonista nella promulgazione della legge sul divorzio nel 1970 e nel successivo referendum abrogativo del 1974, il suo impegno politico era incentrato soprattutto sul rilancio della condizione femminile nel mondo del lavoro e delle relazioni familiari.
Il 18 novembre 1999, a causa delle sue condizioni di salute, era stata costretta a rinunciare, tra l’altro, all’incarico di Presidente della Camera: le sue dimissioni venivano accolte da un lunghissimo applauso.
Pochi giorni dopo, il 4 dicembre 1999, si spegneva per arresto cardiaco presso la Clinica Villa Luana di Poli, nelle vicinanze di Roma.